Ciao a tutti,
cerco di ripondere alla domanda che da il titolo alla discussione.
I gastroenterologi non danno importanza alla dieta perché ritengono che abbia una rilevanza limitata, essendo concausa e non fattore unico per cui si riacutizza la malattia.
Nel 1990 fui ricoverato presso un reparto di medicina interna e loro mi diedero una dieta un bel po' deprimente, che io ho seguito scrupolosamente per circa tre anni.
Mi erano consentiti solamente:
pasta scolata e condita con olio a crudo, carne o pesce cotti sulla bistecchiera, patate lesse, fette biscottate, té.
Ovviamente questa dieta non servì a farmi stare meglio.
Nel corso dei 10 anni di malattia ho provato anche una dieta a basso contenuto d'istamina, ma anche in quel caso con scarsi risultati.
Per un paio di volte, il ricovero ospedaliero è consistito nel tenere l'intestino a riposo per alcune settimane, nutrendomi con la parenterale.
Ho provato anche integratori (es. Meritene) e l'alimentazione esclusiva tramite sondino naso-gastrico.
Il fatto è che quando la malattia si riacutizza, non c'è dieta che possa far stare meglio. Certo alcuni cibi magari potevano peggiorare lo status, ma alla fine io stesso non vedevo differenze notevoli tra i momenti di "dieta" e quelli in cui mangiavo di tutto.
|