Concordo con quello che è stato scritto dopo il mio post e non vorrei essermi spiegata male.
Ciò che intendevo dire, rispetto al primo intervento, è che, per quella che è la mia esperienza, ci sono cose che la malattia mi ha insegnato a vivere con più serenità, vedi problematiche quotidiane, persone che prima avevano il potere di farmi male, oggi non lo hanno più, affronto alcune situazioni familiari con maggior maturità emotiva, perchè soffrire sino a star male, non giova a me e neppure posso essere d'aiuto.
Per il resto anch'io assaporo ogni piccola cosa accade nella mia vita e gli dò grande valore. E anch'io piango quando ne sento il bisogno, rido, vivo al massimo il mio matrimonio, la mia famiglia, i miei nipoti, i miei amici. Mi arrabbio e, a volte anche poco garbatamente, mi faccio sentire. Ma di sicuro non vivo più la vita di altre persone come se fosse la mia, volendo a tutti i costi trovare la felicità per tutti e trascurando la mia di felicità, perchè io nei problemi altrui ho lasciato la salute. Non mi faccio condizionare, come a volte accadeva, da persone che vogliono controllare la mia vita e quella di mio marito. Ho passato l'università stando malissimo con diarrea e vomito ogni volta che dovevo affrontare un esame, anche se ero preparatissima, perchè da me ho sempre preteso molto. Oggi non è più così, sono responsabile e precisa nel mio lavoro, ma non mi ammalo se commetto un errore. E' in queste cose che la malattia mi ha cambiata perchè sono diventata più equilibrata e ho trovato nuova serenità e ogni giorno è speciale e va vissuto appieno, senza perdersi a rincorrere chissà cosa. In questo la malattia mi ha cambiata, per il resto vivo serenamente e completamente ogni emozione la vita mi dona.
Maria Grazia
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