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Prime Domande Dopo essersi presentati, se indecisi su dove scrivere, i malati di Crohn, Colite Ulcerosa o Colite Indeterminata possono porre le prime domande in questa sezione. Le "Presentazioni" dei nuovi iscritti che contengono domande saranno spostate in questa sezione e lo Staff probabilmente dovrà modificarne il titolo. |
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Strumenti discussione | Modalità visualizzazione |
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06-08-11, 14:17 | #1 |
Socio Junior
Data registrazione: 31-01-08
Messaggi: 45
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Stati d'ansia e depressione
Buongiorno a tutti, da molti anni convivo con la rcu ma nonostante ciò molto spesso quando mi trovo fuori casa mi prende il panico. Ho sempre paura che da un momento all'altro possa venirmi l'urgente bisogno di andare in bagno e puntualmente appena mi agito anche il mio stomaco ne risente. Vivo quindi perennemente, sia quando sto male che quando sto bene, in uno stato d'ansia e a volte anche di depressione.
Anche per voi è così? Come fate a controllare le vostre emozioni soprattutto le negative? |
06-08-11, 15:00 | #2 |
Amministratore
Data registrazione: 20-07-05
Località: Sardegna
Messaggi: 3.154
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Ciao corin,
la paura di dover andare in bagno quando non si è a casa è comprensibile, ma non deve essere esasperata e drammatizzata. Per superare questo timore devi imparare a conoscerti meglio. Una alimentazione ad orari regolari e con alimenti ben tollerati è sicuramente il primo passo. Personalmente non faccio differenza tra bere e mangiare. Anche l'intestino dovrebbe avere i suoi orari. Con un po di pazienza e sperimentazione imparerai anche tu a convivere con questo timore. La fiducia in se stessi va costruita giorno per giorno... Un ultima raccomandazione: evita di concentrarti troppo sul tuo intestino, in quanto se osservato tende a diventare esibizionista. Quando non si sta bene è normale un po di depressione, ma si può reagire coltivando delle amicizie e qualche buon hobby. Un caro saluto.
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06-08-11, 17:33 | #3 |
Reporter
Data registrazione: 01-05-10
Messaggi: 1.028
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Queste malattie, ma probabilmente le malattie in generale, ci portano a sperimentare insicurezze e paure.
Per quanto riguarda la paura di non trovare il bagno, credo che affligga tutti noi nei periodi di intensa attività della malattia e sopratutto quando la diagnosi è ancora fresca e molte cose non si sono ancora imparate. Naturalmente non possiamo farci condizionare la vita da questi stati emotivi che, fra l'altro, non fanno altro che innescare un circolo vizioso con il nostro intestino. Perchè più rimani in ansia perchè hai paura della scarica al momento meno opportuno, più questa si presenterà, è matematico. Siamo già normalmente soggetti a stress e a emozioni che tutte le persone normali vivono, per fortuna, dico io, perchè siamo vivi, non possiamo davvero innescare altri meccanismi. Arriva il momento in cui bisogna imparare a gestirsi e a contenere la nostra ansia. E' questione di sopravvivenza. Se tu stai troppo concentrata sul tuo intestino, quest'ultimo è come se lo sentisse e "simpaticamente" agirà di conseguenza. Cerca di seguire i consigli di PierPaolo sull'alimentazione, personalmente anch'io cerco di dare al mio intestino orari regolari e un ambiente il più possibile rilassato dove consumare i pasti. Dopodiche il lavoro lo devi fare su te stessa. Queste malattie sono odiose, difficoltose, anche limitanti, ma possiamo gestirle nella maggior parte dei periodi. Perciò inizia ad uscire di casa tranquilla e non porre l'attenzione a cosa fa la tua pancia. Alla mal parata ti fermerai in un bar, oppure troverai una soluzione! Se fai un giro nel forum troverai molte esperienze e anche episodi tragi-comici! Incomincia a ironizzare sulla malattia, non lasciare che ti blocchi. Sopratutto nei periodi in cui stai bene, vivi pienamente la tua vita, non dimenticando di curarti e non facendo troppi stravizi alimentari, ben inteso, ma vivi e fai esperienze, conosci persone, dedicati agli amici, all'amore, allo studio, al lavoro, a tutto ciò che ti piace fare e che magari in recidiva hai dovuto allentare, o addirittura mettere in pausa. Perchè pensare alle scariche? La tua paura è normale, l'abbiamo provata, la proviamo e la proveremo tutti ma la tua volontà, la tua voglia di vivere deve avere la meglio! Non è un percorso da nulla imparare a gestire le proprie ansie e, almeno io, ogni tanto ricado nei vecchi, odiosi meccanismi, ma poi mi tiro su e mi dico che questo non serve a nulla e cerco di scuotermi, di badare ai segnali del mio corpo ma a non essere ossessionata da essi. Parlare e sfogarsi è un buon modo per gestire l'ansia. Perciò se hai bisogno noi siamo qui, perchè possiamo comprendere e, attraverso le nostre esperienze, restituirti un versione mediata delle tue paure. Facci sapere come va.
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yuna |
07-08-11, 11:11 | #4 |
Socio Junior
Data registrazione: 31-01-08
Messaggi: 45
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Grazie mille dei consigli, cercherò di stare più tranquilla e di guardare alla malattia in modo più positivo cercando, come dite voi, di sdrammatizzare un po'.
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30-03-12, 02:29 | #5 |
Moderatore
Data registrazione: 20-03-10
Messaggi: 896
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Cari ragazzi...
Ho la rcu (praticamente ho una pancolite ulcerosa) da 3 anni ormai. Adesso ne ho 21. Inizialmente assumevo mesalazina e cortisone e la terapia andava bene. Da un anno a questa parte ho sviluppato dipendenza dal cortisone e da 2 settimane ho iniziato la cura con l'azatioprina. Non potete immaginare come mi senta. La prima cura è andata male. Con gli immunosoppressori mi restano i farmaci biologici come alternativa se mai l'azatioprina non dovesse fare effetto. Mi sento sempre sull'orlo di un baratro. Studio medicina, la cosa che più sogno. Questo dovrebbe essere il periodo più bello della mia vita, sto studiando per diventare quello che voglio: un medico. Invece è il periodo più oscuro della mia vita. Ho paura di star cadendo in depressione. Non faccio altro che pensare che le terapie potrebbero andar male e di conseguenza finire con una stomia, visto che ho la pancolite. Quella non la potrei proprio accettare. Non so con chi parlarne. Mio padre anni fa aveva la rcu ma adesso stranamente non ce l'ha più. Mia nonna paterna ce l'ha tutt'ora. Mio padre, anche se non me l'ha mai detto esplicitamente, mi ha fatto capire che si sente responsabile della mia malattia, quindi con lui non voglio parlare più di tanto per non farlo sentire in colpa più di quanto credo si senta già. Mia madre sta malissimo vedendomi soffrire, e cerco sempre di fare finta di niente, fingo sempre che tutto vada bene anche se quello che vorrei è gridare al mondo intero cosa ho fatto di male per meritarmi questo fardello da portare a vita. Scrivo e piango. Sono arrivata al limite. La mente è sempre fissata lì, sulla mia Rcu. Mi chiedo sempre perché. Ma a questa domanda non riesco mai a trovare una risposta. L'anno scorso ho provato ad andare da una psicologa. Ho fatto circa 5 sedute ma non è che mi abbia aiutata. Male stavo e male sto. Poi penso sempre che nessuno mai mi vorrà accanto per via della mia malattia. E questo mi deprime ancora di più. E' incredibile ma riesco a provare un po' di serenità quando vado dalla mia cagnolina e dal mio gattino in campagna. Vederli e prendermi cura di loro mi cambia la giornata. Per il tempo che sto con loro riescono a farmi stare bene, perché con loro non ho bisogno di fingere che tutto va bene, come invece devo fare a casa per non far soffrire i miei genitori. Ragazzi, a voi capita o è capitato di sentirvi così? Come avete fatto a risolvere il problema? |
30-03-12, 13:08 | #6 |
Reporter
Data registrazione: 17-04-11
Località: Messina
Messaggi: 97
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Ory, per chi come noi studia queste cose è normale che il pensiero, soprattutto nei periodi più bui, vada a cadere sugli aspetti più brutti e sulle complicanze più temibili della malattia.
Dopo la diagnosi anch'io avevo le tue stesse paure. Pensa anche che il mio sogno era di prendere malattie infettive e girare in posti tropicali a curare le febbri più strane e rare del mondo... Una vita che non si sposava e non si sposa tanto bene con un regime di immunosoppressione. Ne sono uscito canalizzando tutte le mie forze, tutte le mie paure, tutte le mie ansie nello studio di queste malattie, comprendendole meglio (e comprendendo meglio me stesso) nella speranza un giorno di scoprire, o almeno di contribuire alla scoperta, di un qualcosa che sia il più definitivo possibile per i nostri problemi. Un abbraccio. |
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