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Vivere il Crohn o la Colite Ulcerosa Raccontiamo le nostre storie e i nostri problemi quotidiani. Condividiamo le nostre ansie e le nostre paure, ma anche i nostri successi ed espedienti per vivere meglio la nostra condizione. |
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01-04-12, 13:05 | #1 |
Tutor
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Genitori affetti entrambi da patologie autoimmuni: gravidanza e rischi
Ciao a tutti! Vorrei sollevare una questione, nonché una fobia che puņ sorgere per le future mamme o per le donne che, un giorno, vorrebbero mettere su famiglia: c'č il rischio per un eventuale figlio che contragga una malattia autoimmune se entrambi i genitori ne sono affetti? Ad esempio io soffro di MdC da sei anni mentre il mio fidanzato (e spero mio futuro marito) di Epatite cronica attiva autoimmune da quando aveva solo 8 anni! La mia paura, anzi, direi il mio terrore č che i nostri (o il nostro) eventuale figlio possa nascere o manifestare durante il corso della sua vita una delle due patologie. Ad oggi non ci sono esperimenti genetici o studi in merito, anche perché per entrambe le malattie non si conoscono le cause ma si curano gli effetti! Tutti conosciamo il cosiddetto fattore di "familiaritą", ma in questo caso se ne potrebbe parlare? Cosa potrebbe succedere ad un figlio che ha due genitori "malati" anche se non della stessa patologia? Ci si mette anche il problema farmaci: io sono curata con infliximab, lui con azatriopina, e so per certo che almeno la mia terapia farebbe nascere un figlio malformato! Cosa si puņ fare? Ma soprattutto: cosa ci si aspetta da una gravidanza in queste condizioni? Il futuro delle "mamme speciali" č nelle mani della ricerca!
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04-04-12, 13:58 | #2 |
Moderatore
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Ciao cara. L'altro giorno in ambulatorio c'era una donna incinta che stava facendo l'infliximab. Se fosse vero il rischio di malformazioni le cambierebbero la terapia ma fa proprio l'infliximab!
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05-04-12, 20:56 | #3 |
Tutor
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Strano, la mia Ge mi ha detto che sarebbe rischioso per il bambino continuare a fare infliximab dopo un tot di mesi. Ma magari è solo un parere personale. Tra l'altro, sul web, ho trovato questo (parole confermate dalla mia docente di immunologia): "A causa dell’inibizione del TNFα, infliximab somministrato durante la gravidanza potrebbe alterare le normali risposte immunitarie del neonato. [..] Infliximab passa attraverso la placenta ed è stato ritrovato fino a 6 mesi nel siero dei neonati nati da donne trattate con infliximab durante la gravidanza." Probabilmente il parere medico su questo argomento, visti i rari risultati sperimentali in merito, è prettamente soggettivo, ma che io sappia, molti Ge la pensano come la mia. Ad ogni modo la questione era un'altra, ossia il rischio per il futuro nascituro di contrarre una o entrambe le malattie autoimmuni dei genitori. Mi interessano i vostri pareri nonché le vostre informazioni su questo particolare argomento.
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06-04-12, 12:38 | #4 |
Moderatore
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Guarda, non si può dire con certezza se vostro figlio potrà avere una delle due malattie. Potrebbe averle tutte e due, una sola o nessuna. C'è una familiarità con le malattie autoimmuni ma non sono malattie genetiche che si trasmettono obbligatoriamente. Per esempio, mia nonna ha la RCU, mio nonno non l'aveva e di tre figli solo mio padre ha avuto la RCU. Dico ha avuto perché gli è durata solo 3 anni ed è da 20 anni che non prende più nessuna medicina (gli è stata diagnosticata a 30 anni). Lui, a suo tempo, l'aveva localizzata al retto e al sigma e dopo 3 anni di cure gli è magicamente sparita. Io invece sono 3 anni ormai che ci combatto tra recidive e brevissime remissioni e l'ho localizzata a tutto il colon. Come vedi non è possibile prevedere queste cose. Bisogna affidarsi al Signore e stare sereni. Purtroppo non si può dire con certezza.
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06-04-12, 14:20 | #5 |
Tutor
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Sull'imprevedibilità degli eventi hai perfettamente ragione: io, per esempio, non ho nessun caso (o almeno così pare) di Crohn in famiglia, eppure combatto con la mia "amica" da sei anni. Avevo solo 20 anni quando mi ha fatto visita, 21 alla diagnosi. Nei restanti 5 ne abbiamo tentate di tutti i colori, partendo sempre dal presupposto che pensavano avessi un tumore, fino al remicade da qualche mese. Nessuno dei miei aveva mai sentito parlare di questa malattia se non attraverso me e un mio carissimo amico. Ma allora perché si parla di ereditarietà? Nonostante sia il mio campo, continuo a farmi domande, ma forse la migliore risposta da dare a me stessa è: vivi e basta! Intanto ho paura di intraprendere questo cammino: non voglio far vivere ad un mio eventuale figlio quello che abbiamo passato io e il suo papà. Forse soltanto la preghiera potrà aiutarmi!
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06-04-12, 15:24 | #6 |
Moderatore
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Lo so, lo penso anche io. Come posso fare a fare un figlio con la consapevolezza che (non č detto) potrebbe avere la mia stessa malattia? Come posso pensare di fargli passare le mie pene e i miei dolori? Non so proprio cosa farņ in futuro. Adesso il discorso non mi tocca, ma quando mi toccherą vedrņ il da farsi.
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