Rifiuto psicologico verso le cure. Mai capitato?
Ciao a tutti! Ho 20 anni e ho scoperto di avere il crohn a 17 quando sono stata operata d'urgenza. A livello psicologico non è stato per niente facile, mi sono allontanata da molte persone, mi chiudevo in camera da sola per ore e mi rifiutavo di prendere i farmaci. Il lato positivo della cosa è stato che ho scoperto una forza che non sapevo di avere e pian piano mi sono risollevata da sola. Dopo qualche mese ho iniziato a prendere le medicine senza fare storie e ormai è talmente un'abitudine che nemmeno ci penso. Stesso problema con le varie analisi, mi rifiutavo di fare anche le analisi del sangue. Il doverlo fare così frequentemente mi ricordava di essere malata e quindi diversa. Da poco ho superato anche questo, le faccio e basta. Ma per quanto riguarda la colonscopia, è una cosa che proprio non mi va giù. È un esame invasivo e i miei genitori mi portano a Pisa per farla (sono del sud) e quindi devo affrontare un lungo viaggio e per di più angoscioso. Tra l'altro sono in fase remissiva e dunque non ne comprendo proprio l'utilità, dal momento che tutti gli altri controlli sono andati bene. I miei genitori continuano a minacciarmi se non la faccio. So che sono solo preoccupati ma è la mia malattia e vorrei gestirmela da me. Avete consigli? A qualcuno è capitato di viverla in modo simile? Grazie.
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